IPERMOBILITA’ significa possedere articolazioni più mobili del “normale”.
Perché allora questa caratteristica può diventare un problema?
Vedi, una mobilità eccessiva e senza controllo può portare a dolore, lesioni, sovraccarico e conseguente degenerazione precoce delle superfici articolari.
Se sei un osteopata, ti occupi di restrizione della mobilità.
Se sei un fisioterapista, ti occupi di rieducazione della funzione.
Se sei un paziente, desideri affidarti alle mani di un professionista che risolva il tuo problema. Quante volte hai incontrato (o hai sofferto) un mal di schiena rimasto irrisolto dopo sedute e sedute di manipolazione? Ti sei chiesto come mai? Molto spesso questo accade perché non si comprende che alla base esiste un eccesso, e non una perdita, di mobilità.
Prima di capire come “maneggiare con cura” l’ipermobilità, bisogna essere in grado di capire se sia o meno una condizione secondaria a una patologia. Esistono, infatti, malattie caratterizzate proprio da ipermobilità: pensiamo alla Sindrome di Down, all’osteogenesi imperfetta, alla sindrome di Marfan e alla sindrome di Ehlers Danlos.
Essere in grado di distinguere una situazione patologica da una non patologica, è fondamentale per evitare condotte, allenamenti e cure non adeguate che potrebbero lasciare effetti negativi a lungo termine.
Soffermiamoci sulla sindrome di Ehlers Danlos di cui poco si parla, ma che è facile incontrare. Spesso indicata come EDS, è un insieme di malattie ereditarie del tessuto connettivo: in tutte, il problema riguarda la produzione o l’utilizzo di uno dei tipi di collagene che esistono nel nostro corpo. Il collagene è una proteina presente ovunque (pelle, muscoli, tendini, legamenti, vasi sanguigni, organi, gengive, occhi e così via) e consente ai tessuti di allungarsi, ma non oltre il limite, quindi senza che subiscano lesioni.
Nell’EDS il collagene di tutto il corpo non è “prodotto” in modo corretto: i tessuti possono essere stirati oltre i limiti normali e quindi venire danneggiati.
Se sei sempre stato molto elastico, capace di assumere posizioni da contorsionista senza la minima difficoltà, non sottovalutarlo. Cosi come se ricevi un paziente, magari giovane, che ti dice di essere snodatissimo. Quando questa caratteristica non rimane isolata, ma si associa ad altre, fai ancora più attenzione.
Ti riporto alcune delle caratteristiche fisiche comuni a tutti i tipi di EDS:
- articolazioni ipermobili
- coinvolgimento cutaneo (facili lesioni, tendenza alla formazione di lividi, scarsa cicatrizzazione delle ferite o cicatrizzazione atrofica ecc).
- dolori muscolo scheletrici cronici ad esordio precoce,
- disturbi digestivi
- scoliosi alla nascita
- scarso tono muscolare
- prolasso della valvola mitrale
- malattie gengivali
Pensa che recentemente è stata fatta una ri-classificazione della sindrome di Ehlers Danlos che ne ha evidenziato ben 13 sottogruppi: non è certo facile distinguerli perché molti sintomi, tra sottotipi di EDS, si sovrappongono. Senza pensare poi a come si sovrappongono i sintomi che caratterizzano le altre patologie del tessuto connettivo nell’ambito dell’ipermobilità.
Oggi i social media ci bombardano di immagini di fisici pazzeschi che eseguono routine perfette in gradi estremi di mobilità. Se hai la tentazione di imitarli, fermati prima un attimo e chiediti: cosa c’è alla base di quel risultato?
La risposta ti aiuterà ad agire con maggior rispetto e sicurezza per il tuo corpo.